Salvetti, responsabile nazionale Adiconsum per le spiagge e membro del direttivo Conamal: “Non è vero che le arriveranno gli unni. Il mare deve essere di tutti”
Genova – Stefano Salvetti è incontenibile. il presidente regionale dei consumatori Adiconsum è anche referente nazionale della stessa assoc1az1one per le spiagge nonché uno dei nove membri del direttivo nazionale del Conamal, che riunisce le associazioni più importanti come la stessa Adiconsum, Legambiente, Italia Nostra e tutti i comitati d’Italia. Da una vita si batte per le spiagge libere, e l’ultima decisione del governo lo manda su tutte le furie. “È un provvedimento che grida vendetta. A livello naziona le ci stiamo battendo come Conamal”.
Cominciamo dall’inizio.
“La Bolkestein è del 2006, recepita in ltalia nel 2010, ma qui si è sempre buttato la palla in tribuna per la pressione delle lobby. Non c’è solo la direttiva europea. La plenaria del Consiglio di Stato ha detto che bisogna assolutamente andare a gara entro il 1° gennaio 2024, poi concede una eventuale deroga ai piccoli Comuni che avessero difficoltà. Bisognava procedere entro 6 mesi dal Decreto Concorrenza di Draghi. Invece non è stato fatto nulla. Noi chiediamo di essere auditi in parlamento, che invece ascolta una sola parte”.
Quale è il punto?
“Le spiagge in Italia non sono solo del Demanio, ma pubbliche. Quindi devono essere gestite e fruite pubblicamente. Dicono che arriveranno gli unni, ma Francia e Spagna hanno l’80% di spiagge libere, e non credo si possa dire che non sappiano fare turismo. Non solo, qui le spiagge sono cementificate, le nostre spiagge sono inadeguate, e poi quando arrivano le mareggiate ci sono le lacrime di coccodrillo. Attenzione: con i
cambiamenti climatici le mareggiate saranno sempre di più, bisogna liberare le spiagge da questo scempio. Sulla nostra costa stanno distruggendo dune e ambiente”.
È una questione che parte da lontano.
“Già nel 1976 il Consiglio di Stato disse che gli stabilimenti erano troppi, ed erano un sesto rispetto ad oggi. Le concessioni sono di 6 anni, ma qui fanno valere il diritto d’insistenza ogni 6 anni”.
I balneari dicono che ci sono ancora parecchie spiagge libere.
“Sì, e le vanno a contare per esempio in Sardegna. Ma qui bisogna fare invece il conto in ciascun Comune costiero. Nel 2008 ottenni dal
Comune di Genova che il 40% delle spiagge sarebbero diventate libere terminata la concessione. Ma è rimasto solo sulla carta, perché le concessioni continuano ad essere rinnovate. Bisogna non solo che in ogni Comune il 50% delle spiagge sia libera, e il 50% siano stabilimenti o libere attrezzate, ma che vengano pagati canoni adeguati a quanto fatturato: nel 2018, prima del Covid, Nomisma calcolò 15 miliardi di fatturato in chiaro. Con i soldi delle concessioni i Comuni avrebbero le risorse per gestire le spiagge libere e pubbliche. Invece c’è un manipolo di persone che mistifica la realtà”.
Non ci sono altre spiagge da mettere a gara?
“Questi vogliono mettere a gara anche le spiagge attualmente libere: il problema non è privatizzare ancora, ma riportare indietro l’orologio. I bandi devono contenere socialità, non lo schifo che c’è adesso. E le strutture devono essere removibili: lo schifo che è stato fatto va demolito”.
E gli investimenti?
“Parlano di investimenti, ma quando hanno ottenuto le concessioni, fin dai tempi di Garibaldi sapevano che alla scadenza della concessione avrebbero dovuto lasciare a disposizione i materiali. Facciamo pure una deroga per gli investimenti – supportati da fatture – fatti prima del 2010, quando la Bolkestein è stata recepita. Per il resto non hanno rivendicazioni da fare. Lo dicono fior di costituzionalisti, che hanno partecipato anche recentemente a un convegno del Conamal a Viareggio”.
Sembra molto arrabbiato.
“È come se privatizzassimo i parchi pubblici o i marciapiedi: – vuoi passare su questo marciapede? Dammi un euro -. Ma scherziamo? Abbiamo dalla nostra parte il diritto, dall’altra c’è arroganza. I comitati di difesa stanno aumentando. Ci vuole equilibrio per le spiagge libere. Senza contare che la nostra battaglia non è solo di diritto e ambientale: in Italia ci sono 15 milioni di poveri; avranno il diritto anche loro di andare al mare senza spendere 35-40 euro per un ombrellone?”.
E l’Europa?
“Qui sembra che ci interessi l’Europa solo quando ci dà i soldi del Pnrr. Siamo da anni sotto procedura di infrazione. Per colpa di un manipolo di persone riceveremo una multa che dovranno pagare tutti gli italiani”.
Fonte: Il secolo XIX